mercoledì 16 febbraio 2011

Quando il Roquefort incontra il finocchio

Le Roquefort 15 febbraio 2011
Uno dei prodotti più pregiati e famosi del pur vasto e fascinoso mondo dei formaggi francesi: il Roquefort.
Uno dei più umili e popolani degli ortaggi dispiegati sui banconi dei mercati italiani: il finocchio.

Vasco Cesana ha provato a fare incontrare questi due mondi così distanti. Con risultati secondo lui piuttosto soddisfacenti. Si tratta di una ricetta veloce, di quelle per così dire “infrasettimanali”, da provare quando il tempo a disposizione è poco ma non si vuole rinunciare ad appagare il gusto. Il Roquefort, anche nelle versioni commercializzate dalla grande distribuzione italiana, come il Papillon (dal gusto leggermente più “arrotondato”) o il Société (un po’ più aggressivo), è sempre straordinario: il suo gusto incisivo e possente dato dalle sue muffe nobili naturali al primo momento aggredisce, ma poi si rilassa nel palato lasciando una prolungata sensazione di equilibrio ed armonia. Naturalmente va apprezzato innanzitutto nature, per come è. Dosandone con parsimonia le quantità, può comunque accompagnare diversi piatti e paste. Anche risotti e gnocchi, certo, ma questi ultimi secondo Vasco hanno più in simpatia il gorgonzola. I finocchi invece sono un abbinamento un po' inusuale ma rappresentano una buona occasione anche per dare un tocco di calore alla degustazione, soprattutto nelle serate invernali, quando la loro stagione è al meglio. La preparazione è molto semplice: pennellare di olio una teglia antiaderente da pizza, lavare e tagliare il finocchio in pezzettini piuttosto piccoli, stenderli sulla teglia e mettere in forno per una ventina di minuti. Cospargere quindi il Roquefort, “sforchettato” delicatamente dalla forma, sui finocchi e mettere in forno per un’altra decina di minuti. Nient’altro. Assaggiandoli Vasco ha trovato che la morbidezza dei finocchi, il loro tenore liquido e il loro sentore dolciastro accolgono gradevolmente il Roquefort avvolgendone l’aristocratica aggressività in un abbraccio popolano caldo, che lo valorizza e ne rispetta la personalità. Manca qualcosa? Sì, il pane e, soprattutto, il vino da accompagnare. Quasi tutti i pareri qui sono concordi nel considerare, almeno nella versione nature, i vini dolci o liquorosi come i migliori compagni dei formaggi erborinati. Per i francesi il vino per eccellenza da abbinare al Roquefort è il grande Sauternes. Per una degustazione a sé stante probabilmente nulla da dire ma, nel contesto di una cena, più o meno impegnativa che sia, Vasco trova questa scelta un modo per "ghettizzare" il grande formaggio, di “isolarlo” dalla continuità gustativa del pranzo e dei suoi vini. Una scelta insomma che non lo soddisfa. Nel nostro caso poi, aprire una bottiglia di Château Yquem da 300 Euro per una cenetta infrasettimanale veloce apparirebbe forse un filino eccessiva. Vasco in effetti ci preferisce un rosso di buon corpo ma non troppo invecchiato. Un vino che trova molto soddisfacente è un vino valtellinese, di buona qualità ma non eccessivamente impegnativo come un Saloncello di 3 anni, prodotto da Conti Sertoli Salis. Oppure, avendone a disposizione qualche bottiglia dalla Francia, lo Château Chasse Spleen, un Bordeaux della zona di Moulis nel Medoc, il cui nome evoca atmosfere ottocentesche, la sensazione dello Spleen, la tristezza un po’ malinconica dei tempi del romanticismo, che questo vino dovrebbe scacciare. Un po’ quella che qualche volta assale Vasco quando torna tardi dal lavoro nelle buie serate invernali e magari gli capita di assistere a qualche dibattito televisivo sull’attuale situazione politica italiana....che un piatto di finocchi gratinati al Roquefort ed un bicchiere di Chasse Spleen riescono prontamente a scacciare.
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